Grau

 
  
 
 
 
 

 
 
G.R.A.U.

Quattordici architetti fondano nel 1964 lo Studio Grau (Gruppo romano di architetti e urbanisti) di Roma. Inizia una lunga storia. Progetti, concorsi, realizzazioni, scritti teorici, pubblicazioni, mostre. Un racconto molto esteso, appena riassunto nel libro-catalogo Isti mirant stella (Edizioni Kappa Roma, 1981, ora in riedizione nella collana Grau.2). Nel 1980 la I Biennale di Architettura «La Presenza del Passato» a Venezia riconosce lo Studio come uno dei protagonisti della scena internazionale, nella cornice storico-critica delineata dal pensiero post moderno.

Il successo trova un po’ tutti impreparati. La cornice di Venezia  va stretta al Grau che vede linguaggi complessi, variegati. Con un’evidente sfasatura fra ricerca interna e riconoscimento istituzionale. Mille dubbi. Idee personali sullo stato delle cose. Aperture/chiusure che non portano a una nuova sintesi. La Storia, nel frattempo, torna al punto zero. Lo Studio si interroga sì, eccome, ma è ancora chiuso, autoreferenziale. Per  approssimazione, si può dire che il tutto “tiene” fino al 1984. Vent’anni. Che oggi qui definiamo Grau.1: Alessandro Anselmi - Paola Chiatante - Gabriella Colucci - Anna di Noto - Pierluigi Eroli - Federico Genovese - Roberto Mariotti - Massimo Martini - Giuseppe Milani - Francesco Montuori - Patrizia Nicolosi - Gianpietro Patrizi - Franco Pierluisi - Corrado Placidi - Enzo Rosato (scultore).

Tanto  Grau.1 appare come gruppo solido e compatto (forma assertiva che nasconde una fragilità latente), quanto  Grau.2 (1984-2014) si connota come una costellazione mutevole e variegata. Opinioni opposte sul senso stesso del post moderno. Siamo nell’incendio del decostruttivismo. Pieno di strappi il guardare a  Grau.1, nel dubbio che troppi segni si siano dissolti nella nebbia della laguna. Nell’epifania di percorsi autonomi, in forme e tempi sempre più liberi e casuali. Dentro una professione ruvida, che non gradisce certo lezioni di stile.

Lo Studio c’è e non c’è. Con una flessibilità ai casi della vita che si rivela un bene per tutti. Il privato fa la sua parte. Nessuno si prende la briga di fare i conti con il tempo che passa. Nessuno dà giudizi. Le personalità (e le poetiche) si diversificano fra loro. Cadono i rigidi confini disciplinari propri di  Grau.1. Matura un atteggiamento più tollerante, relativistico, curioso. Le idee arrivano sulla terra. Nel 1992 manca prematuramente Pierluisi, un riferimento per tutti. Si continua. A piccoli gruppi. Da soli. Come sia. Ma il legame c’è. È  innegabile. Evidente. Quasi irragionevole. Poi manca Anselmi e il trauma è radicale. Poi anche Eroli, l’amato bastian contrario. Patrizi è lontano, dentro il suo male. Infine l’acquisizione di oltre 1.000 disegni da parte del Centre Pompidou di Parigi ci fa riflettere. Anche qualcuno che ci intervista. Domande mute fra noi. Conviene fermarsi. Valutare. Misurare il senso (o meno) di una galassia  Grau.2.

Nel 2014 (il cinquantenario) tutti sono di nuovo attorno allo stesso tavolo. Come architetti. E il sentire è il medesimo. Se  Grau.2 esiste non lo è per una meccanica estensione di  Grau.1. Nessun  Grau può essere per sempre! Si decide di mostrare i percorsi di ciascuno. Rispettando qualsiasi esito, anche il silenzio. Cercando un «nuovo» giudizio, come è giusto che sia. Così lo Studio lavora oggi a una Collana di e-book personali e personalizzati. Storie di singoli. Ossessioni. Idee. Sconfitte. Nuovi modi di raccontare. Nell’eterno (ora privatissimo) rovello fra segno e significato. Dentro vite professionali tutte strane assai. Certo non protette dall’alloro di Venezia.

 

In 1964 fourteen architects founded the Studio Grau (Roman Group of urban planner architects). It was the beginning of a long story. Designs, competitions, buildings, theoretical papers, publications and exhibitions. An across-the-board tale recently summarised in the book-catalogue Isti mirant stella (Ed. Kappa Roma, 1981). In 1980 the first Biennale of Architecture held in Venice and entitled “The Presence of the Past” acknowledged that the Studio was one of the protagonists of the international scene. In the historical-critical framework delineated by the post-modern.

Everyone was somewhat unprepared for this success. The Biennale in Venice cramped the Grau’s complex, varied style. With a visible mismatch between the group’s research and institutional recognition. Thousands of doubts. Personal ideas about the state of affairs. Aperture/closure not leading to a new synthesis. In the meantime History returns to point zero. Yes, you bet, the Studio questioned itself, but remained closed and self-referential. we could more or less say that everything “remained as it was” until 1984. Twenty years. What today we call Grau.1: Alessandro Anselmi - Paola Chiatante - Gabriella Colucci - Anno di Noto - Pierluigi Eroli - Federico Genovese - Roberto Mariotti - Massimo Martini - Giuseppe Milani - Francesco Montuori - Patrizia Nicolosi - Gianpietro Patrizi - Franco Pierluisi - Corrado Placidi, Enzo Rosato.

While Grau.1 was a solid, compact group (assertive form concealing latent fragility), Grau.2 (1984-2014) was instead a volatile, varied constellation. Contrasting opinions about the meaning of post modern. We are in the fire of deconstructivism. The review of Grau.1 was full of exceptions, doubting that too many signs had dissolved in the mists of the lagoon. In the epiphany of independent approaches, in increasingly free and casual forms and time spans. In a rough, harsh profession that certainly did not appreciate lessons on style.

The Studio was present and not present. With a flexibility towards the events that take place in life that ultimately was good for everyone. The private sector played its part. No-one bothered to settle the score with the passing of the years. No-one passed judgement. Personalities (and poetics) diversified. The rigid disciplinary boundaries of Grau.1 disappeared. Replaced by a more tolerant, relativistic and curious approach. Ideas fell to earth. In 1992 Pierluisi died prematurely, a reference point for us all. We go on. In small groups. Alone. Whatever. But the bond remained. Undeniably. Visible. Almost irrationally. Then Anselmi died – a major trauma. Then Eroli, the well-loved contrarian. Patrizi was far away, absorbed by his illness. Finally when the Centre Pompidou in Paris bought 1,000 of our drawings it forced us to think. Someone interviewed us. Silent questions between us. Better stop. Assess. Measure whether (or not) a Grau.2 galaxy has any meaning.

In 2014 (our fiftieth anniversary) everyone is once again sitting around a table. As architects. Our feelings are the same. If Grau.2 exists, it is not because it is a mechanical extension of Grau.1. No Grau can be forever! A decision is taken to display everyone’s own evolution. Respecting any outcome, even silence. Searching for a “new” judgement, as it should be.

Today the Studio is working on a Series of personal and personalised e-books. Stories about individuals. Obsessions. Ideas. Failures. New ways to narrate. In the eternal (now extremely private) struggle between sign and meaning. In professional lives that are mighty strange. Undoubtedly unprotected by the Laurel Wreath of Venice.

 

 

 
 


 

Schede:

- Alessandro Anselmi

- Paola Chiatante

- Gabriella Colucci

- Anna di Noto

- Pierluigi Eroli

- Federico Genovese

- Roberto Mariotti

- Massimo Martini

- Giuseppe Milani

- Francesco Montuori

- Patrizia Nicolosi

- Gianpietro Patrizi

- Franco Pierluisi

- Corrado Placidi

- Enzo Rosato (scultore)